Page 11 - libro_decennale
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maestri dell’Annunziata il lavabo della sacrestia. L’anno successivo, lo stesso Ge- ronimo associa, per completare gl’intagli del grande bancone della medesima sa- crestia, proprio Salvatore Caccavello. Osservando il fatto che, nel suddetto lavabo, la figura dell’Eterno Padre benedicente si distacca nettamente dalla sottostante An- nunciazione (siamo dunque in presenza di due esecutori diversi) per legarsi invece con l’Eterno Padre che sovrasta la figura di Isabella Spinelli nella sua tomba in Santa Caterina a Formello, avevo indebitamente legato tale somiglianza alla documentata richiesta di collaborazione avanzata da Geronimo a Salvatore Caccavello, senza considerare che quella richiesta era successiva all’esecuzione del lavabo. Un altro, e più interessante, indizio viene dalla tomba di Fabrizio Brancaccio in Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, opera iniziata da Giovan Domenico D’Au- ria e terminata dal figlio Geronimo. Mi ha sempre colpito infatti la stretta somi- glianza che lega le Virtù della tomba Brancaccio con quelle poste agli angoli nel pulpito, bellissimo, di Sant’Agostino alla Zecca. Avevo allora risolto l’enigma ipo- tizzando una forte, anzi una decisiva influenza del più anziano e valido Salvatore Caccavello sul più giovane rampollo dei D’Auria. In realtà mi pare adesso più lo- gico un altro e diverso svolgersi dei fatti. Pur collegate, più o meno strettamente, a quanto pare, in una medesima ‘ditta’, le due botteghe Caccavello e D’Auria rima- nevano pur sempre entità distinte (e in qualche caso addirittura concorrenti). Niente di più logico, appunto, che Geronimo decidesse di avvalersi, nei due casi conside- rati, il lavabo dell’Annunziata e la tomba Brancaccio, della collaborazione di un membro, certo più anziano (e del resto noto dai documenti) della sua stessa bottega, Giovan Tommaso, appunto. Nel suo saggio dedicato, in questo volume, alla cappella Turbolo in Santa Maria la Nova Alessandro Grandolfo riporta nell’ambito di Salvatore Caccavello, l’Eterno Padre nella cimasa del grande dossale che funge da altare della cappella, sulla base dei confronti con uno dei Profeti lignei dell’Annunziata che è lecito ancora riferire a Salvatore. Ma più che con quell’intaglio ligneo l’Eterno della cimasa appare fra- tello gemello di quelli nella tomba di Isabella Spinelli (che i documenti indicano commissionata a Geronimo) e nel lavabo dell’Annunziata. Ulteriore indizio a fa- vore di Giovan Tommaso D’Auria, che il suo più giovane parente (un nipote?) coin- volge nel 1575 nell’esecuzione dell’altare, come ci ricorda ancora Grandolfo. Come si vede, la soluzione dell’intrigante problema del notevole gruppo che ormai do- vremo, credo, chiamare con la definizione di ‘Pseudo Salvatore Caccavello’ diventa sempre più intricata. Ma torniamo alla vicenda del complesso delle tombe Spinelli nella chiesa di 13
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