Page 15 - libro_decennale
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che una sera, durante una delle sue citate soste napoletane (mi si permetta questa pic- cola, leggera divagazione di colore) fermatosi Previtali, dopo aver discusso di vari pro- blemi di quel saggio cinquecentesco, a cena da me, in un attimo di distrazione la mia gatta gli rubò d’un balzo la fetta di carne dal piatto. Risolvemmo dividendo in due la mia e malgrado la cena dimezzata, Previtali, gattaro impenitente (come me, ma per la verità molto più di me) sottrasse subito la gatta alla giusta punizione. Emblematica del processo di accrescimento ‘meridionale’ degli studi di Previtali è la lunga vicenda del cosiddetto ‘Maestro della Santa Caterina Gualino’. Recupe- rando, nel 1965, la figura di una straordinario scultore in legno (e impostando, di conseguenza, il problema della scultura umbra del Trecento) – al quale lo studioso darà il nome convenzionale che abbiamo più sopra ricordato, desumendolo ap- punto dalla Santa Caterina della collezione Gualino, dalla quale tutta la ricostru- zione dell’opera dell’ignoto scultore prese l’avvio – Previtali si imbatte nella Madonna col Bambino del duomo di Teramo, che lo studioso annette giustamente al gruppo testè ricordato. Potrebbe allora l’anonimo maestro, si chiede Previtali, essere non un artista umbro ma piuttosto abruzzese, «tanto più che sappiamo come di sculture lignee ab- bondassero […] gli Abruzzi?». Ma per annotare subito dopo (con un procedimento mentale che Previtali rimprovererà, giustamente, agli studiosi di cose meridionali nel famoso intervento del 1975 sulla ‘questione meridionale’ in arte) che «un’arte del Trecento abruzzese degna di tal nome è ancora da definire, e che la qualità altissima di queste opere ci vieta di spostarle verso aree culturalmente depresse che pote- vano, sì, importare opere o artisti da zone più colte [ma poi chi erano questi pre- sunti ‘importatori’, capaci di capire quella qualità ‘superiore’, e quindi non poi così culturalmente depressi?] non già dar luogo al nascere, di sul nulla, di una indivi- dualità poetica così genialmente originale». Facendosi, per altro, lui stesso un’obie- zione: «rimarrebbe [...] ad ostacolare questo nostro ragionamento, l’esistenza del misterioso gruppo di Madonne ‘abruzzesi’ francesizzanti […] che, pur senza rag- giungere le vette della grande arte, potrebbe tuttavia testimoniare, se dimostrate di 3 artisti locali, un livello culturale tutt’altro che scarso» . Al gruppo delle Madonne abruzzesi francesizzanti Previtali aggrega la Madonna col Bambino del duomo di Spoleto; ecco allora acquisita, conclude lo studioso, una 3 Sulle tracce di una scultura umbra del Trecento (Il ‘Maestro della Santa Caterina Gualino’), «Pa- ragone», 1965, n. 181, p. 21. 17
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