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precisa indicazione che «pare spostare il problema, ancora una volta, verso il cuore dell’Umbria». Dunque la civiltà figurativa umbra spingeva le proprie ramificazioni in Abruzzo; e a rafforzare l’assunto Previtali cita il ‘Maestro di Fossa’, ritenuto, sulla scia di Longhi, un artista umbro. Il ‘francesismo’ delle sculture citate, conclude Pre- vitali, potrebbe provenire non via Napoli, come in genere ritenuto dagli studi, bensì via Assisi e Orvieto. E infatti in quei due centri «si potevano ammirare alcuni ca- polavori di purissima arte francese» e «l’Umbria era continuamente percorsa, du- rante il periodo della ‘cattività avignonese’ dai funzionari pontifici, quasi tutti francesi, che tentavano invano di ristabilire l’autorità papale sui liberi comuni». Per quanto tre delle quattro sculture francesizzanti che lo studioso ricorda si trovino in Abruzzo (L’Aquila, Fossa) e una sola in Umbria, a Spoleto, Previtali, seguendo quello schema mentale che abbiamo ricordato e che lui stesso criticherà in seguito, procede dunque dal più noto e celebrato (l’arte umbra) al meno noto (l’Abruzzo) 4 privilegiando il primo ambito culturale rispetto al secondo . Quando, nel 1982 ma soprattutto nel 1984, su «Prospettiva», riprenderà il pro- blema, Previtali si è già ‘meridionalizzato’ e infatti la prospettiva (mi si perdoni il bi- sticcio) culturale cambia di segno. La situazione gli appare ora assai più articolata e complessa, specialmente per quanto riguarda la zona a sinistra del Tevere, zona lin- guisticamente ‘mista’ (anche per quanto riguarda il ‘linguaggio’ artistico) nella quale l’area abruzzese non appare più come una semplice appendice, una irradiazione della cultura ‘umbra’ (Previtali inaugura ormai, significativamente, le virgolette) ma par- tecipe, evidentemente con pari dignità, di una «profonda osmosi culturale», pur nel- l’ambito di una stretta circolazione di linguaggi figurativi, tale da rendere difficile l’individuazione di quale fosse stata la possibile area di produzione. E infatti la ricomparsa, in Abruzzo, di altri esemplari scultorei del ‘Maestro della Santa Caterina Gualino’, che si affiancano dunque alla Madonna col Bambino del duomo di Teramo, rende Previtali incerto sulla ‘nazionalità’ umbra del suo autore. E così anche lo studio delle sculture francesizzanti raggruppabili attorno alle Madonne di San Silvestro a L’Aquila e di Fossa «sembra fatto apposta per suscitare dubbi» sulla provenienza del loro autore, i cui caratteri, appunti, francesizzanti «si prestano ad una spiegazione napoletana altrettanto bene che ad una assisiate». Spiegazione na- poletana che, abbiamo visto, Previtali tendeva precedentemente a escludere . 5 4 Ivi, p. 22. 5 Due lezioni sulla scultura ‘umbra’ del Trecento. II. L’Umbria alla sinistra del Tevere, «Prospettiva», 1984, n. 38. Cito dalla riedizione del saggio in Studi sulla scultura gotica in Italia, Torino 1991, p. 76. 18