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grafico della Soprintendenza napoletana che gli valse il riconoscimento, già ricor- dato, di frammenti di una smembrata pala del Tanzio. Ma è certo che il viaggio per e da Messina comportava spesso soste a Napoli. Lo stesso Previtali, nel citato arti- colo sul Tanzio, ricorda le sue ricognizioni ‘caravaggesche’ nelle «oscure cappelle delle chiese di Napoli»: che pare quasi l’evocazione di un mondo affascinante e mi- sterioso, un continente appunto ‘oscuro’, ancora nascosto e tutto da scoprire. A proposito del frammento raffigurante la testa di un santo vescovo, «scabro fram- mento di verità montanara», Previtali avanza infatti una sottile definizione del par- ticolare ‘caravaggismo’ del Tanzio, in rapporto con quello prevalente nella pittura napoletana del tempo: «la lumeggiatura a forti contrasti, la bella definizione delle ombre nette, il negativo del profilo a destra contro il panneggio retrostante, mi par- lavano di una cultura caravaggesca, ma più arcaica, più contenuta e, tutto sommato, più genuina di tutte le varianti che ne avevo appena delibate nelle oscure cappelle 1 delle chiese di Napoli» . Tanzio da Varallo a Napoli, dunque? Dopo che Longhi e Bologna ne hanno di- mostrato la giovanile presenza negli Abruzzi, annota Previtali, la possibile presenza a Napoli del pittore valsesiano «non è più tale da stupire gli specialisti e giunge piuttosto come una attesa conferma». Lo studioso si mantiene comunque ancora cauto, sia a proposito della notizia tramandata da uno scrittore settecentesco che ci informa come Tanzio «lasciò alquante opere tanto di figura quanto di prospettiva a Napoli [e] in più luoghi della Puglia» (notizia che Previtali ‘traduce’, mi pare un po’ riduttivamente, come «presenza di suoi dipinti in collezioni napoletane») sia sulla stessa possibile presenza del pittore a Napoli, che gli pare comunque ‘logica’, non sapendo però decidere se il soggiorno abruzzese sia avvenuto via Napoli o non piuttosto via Roma. «Niente di più logico» comunque «che il Tanzio, una volta spintosi, sulla via delle commissioni abruzzesi, a varcare i confini del Viceregno, abbia voluto visitarne la capitale, dove la sua arte naturalistica poteva sperare di ri- cevere, all’inizio del secondo decennio, cordiale accoglienza» . 2 A Napoli ci siamo visti spesso, nei primissimi anni settanta, avendomi Previtali pro- posto di preparare insieme il capitolo sulla pittura del Cinquecento per la monumen- tale Storia di Napoli della ESI. E in quelle occasioni gli fornivo, a puntate, le fotografie necessarie, con il supporto del laboratorio fotografico della Soprintendenza. Ricordo 1 Frammenti del Tanzio a Napoli, «Paragone», 1969, n. 229, p. 43. 2 Ivi, p. 45. 16
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